Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 12 ottobre 2016

Incontri









Sabato prossimo, 15 ottobre 2016 alle 17,30, sarò a Massa, invitato dal Circolo Briciole, nell'ambito del ciclo di incontri "Un libro da ... vivere", per presentare i miei due libri mediterranei: Anemos e Thalassa.
Dialogherà con me Antonio Bodini, un ecologo appassionato, e verranno presentate delle letture dai due libri, accompagnate da musiche dal vivo.

In omaggio agli amici tirrenici pubblico un breve racconto del più toscano dei venti, il Libeccio, oltre alla bellissima Libecciata di Giovanni Fattori che accompagna questo post.

Vengono da lontano le onde alzate dal Libeccio, che si frangono contro le scogliere di Portovenere, di Punta Mesco e di tutto il Levante ligure. Montano in un canale d’acqua sgombro da terre, di oltre seicento miglia, che si apre tra le grandi isole tirreniche e l’arcipelago delle Baleari.  Questo lunghissimo fetch, anomalo per i brevi spazi mediterranei, permette al Libeccio di alzare onde inusuali, di scatenare violente burrasche. Pericolose Libecciate, di cui ogni marinaio ha ascoltato il racconto o vissuto esperienza.
Libecciate magistralmente dipinte sulle rive toscane da Giovanni Fattori. In un suo celebre olio di piccolo formato, vediamo una spiaggia desolata con alberi e arbusti sferzati dal vento; sullo sfondo un mare in cui il blu ha lasciato il posto ai bianchi e ai grigi della burrasca. Le macchie di colore di Fattori restituiscono quelle di luce, portate al massimo contrasto dalle nuvole spinte dal Libeccio, nel paesaggio costiero livornese. Tutto nella tela, a cominciare dal formato orizzontale, restituisce la selvaggia forza ancestrale delle Libecciate. Nel primo Novecento agli occhi di Giacomo Balla, la furia dello stesso vento, con i suoi effetti sui cieli e sulle acque evoca una vera e propria Futurlibecciata, esplosione di onde, colori e forme.
Il Sudovest è poeticamente narrato da Eugenio Montale, che ne restituisce le tormentate inquietudini. Le vecchie mura de La casa dei doganieri sono battute dal Libeccio, sullo strapiombo della scogliera. Il vento scompiglia l’orientamento della bussola, il calcolo dei dadi, la banderuola del camino, il filo dei ricordi.

Tratto da Anemos. I venti del Mediterraneo (2012; Ed. Mursia)