Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

giovedì 12 settembre 2013

Insulomania

FAVIGNANA

Se nella fortunata allegoria cartografica di Tiziano Scarpa, Venezia è genericamente un pesce unito alla terraferma da quella sottile lenza che è il Ponte della Libertà, Favignana è precisamente un tonno libero nel Canale di Sicilia. Precisamente se non si considera la forma, che normalmente viene paragonata a una farfalla, ma la storia. Infatti, benché tante isole mediterranee siano legate a questo straordinario pesce, nessuna lo è stata per secoli in maniera quasi esclusiva e fortemente pervasiva come Favignana. Ma prima di dilungarsi necessariamente sul tonno, non dimentichiamo la corografia. Favignana è l'isola principale dell'arcipelago delle Egadi che si completa con Levanzo, Marettimo e gli scogli di Formica e Maraone.
L'isola offre anche tanto altro, prodotti e storie, di ieri e di oggi. Di grande suggestione è Cala Rossa, un'insenatura “cubista”, realizzata nel corso dei millenni con gigantesche fatiche umane. Lì i cavatori, tagliando blocchi di tufo, hanno trasformato le curve linee della natura in geometriche spezzate. Straordinari sono anche gli antichissimi graffiti, e le successive figure nere, della Grotta del Genovese di Levanzo. Scoperti  alla metà del Novecento, risalenti a circa 10.000 anni fa, ritraggono figure di animali e uomini. Più numerosi e variegati i primi; specie bovine, cervine ed equine, che nella apparente semplicità del tratto restituiscono la primitiva potenza animale e la conseguente venerazione umana. Una preghiera che, sempre nelle rappresentazioni rupestri, si recita con una danza tribale.

Un rituale che l'insulomane rinnova bordeggiando sull'acqua, disegnando evanescenti graffiti, cancellati inesorabilmente dall'onda e dal vento.

L'articolo completo è pubblicato sul numero di settembre 2013 di BOLINA