Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

domenica 23 dicembre 2012

Anemofilia


In questi giorni di festa uscite per guardare il cielo e, se possibile, il mare, ma soprattutto, dovunque voi siate, per sentire il vento. E' bellissimo, libero e gratuito, vivifica la carne e i pensieri.
Buon vento.


Uomo libero, amerai sempre il mare! scrive Charles Baudelaire.
Ma per amarlo dovrai conoscere e innamorarti anche del vento, insegna l'esperienza. Se il mare è lo spazio della libertà, il vento è il suo respiro. Libertà e gratuità, la seconda caratteristica che accomuna questi elementi. Grandiosi, a volte dolcissimi, altre brutali, sempre affascinanti. Il mare e il vento sono da millenni complici dell'irrequietezza dell'uomo, parafrasando Joseph Conrad. Il Mare e il Vento, due indomiti fratelli che l'uomo ha potuto avvicinare solo grazie alla benevolenza di una loro altrettanto libera e gratuita sorella, la Vela.
Nere quelle di Teseo, bianche quelle di Odisseo, Giasone ed Enea, purpuree quelle di Cleopatra e Antonio. Fatte di lino, canapa, cotone e dacron, di forme quadre, latine, auriche, al terzo, bermudiane. Diverse per colori, materiali e tagli, ma anche per necessità, ambizioni e sogni; tutte accomunate dalla forza motrice. Vento, vjetar, wind, ווינט, erë, الرياح, rüzgar, viento, vent, nelle lingue mediterranee di oggi, ánemos per gli antichi greci. Ánemos, che riempie la vela e l'anima. Non a caso in passato la bonaccia era una disgrazia, spesso peggiore della burrasca.
Otto quelli principali, altrettanti i secondari, sedici le quarte. Insieme compongono il più prezioso dei fiori per il navigante, quella rosa dei venti a trentadue petali che da secoli sta al centro delle mappe, delle bussole, dei giorni di ogni Ismaele. Se direzione, verso e intensità descrivono i venti a ogni latitudine, solo in Mediterraneo hanno anche nomi propri. Troppo lunga e articolata è la loro storia per non assurgere all'Olimpo, fin dall'antichità. Figli di un signore caro agli dei immortali, custode capace di arrestarli o eccitarli, secondo il racconto odissiaco. Ed è proprio nel più antico dei libri di viaggio che viene descritta la prima rosa, semplice, quadripetala, composta da Euro, Noto, Zefiro e Borea. Per noi sono Levante, Ostro, Ponente e Tramontana, a cui si interpongono Scirocco, Libeccio, Maestrale e Grecale. Attenzione, disposti nell'ordine caro agli antichi, cioè a partire da est, dall'inizio del giorno e di tutte le cose.
I venti hanno effetti, odori, colori, rumori, addirittura sapori particolari e inconfondibili a seconda dei luoghi. Spingendo le nostre piccole vele, allo stesso modo di quelle umili o gloriose del passato, rinnovano una storia antica. I venti scrivono; segni labili sulla superficie del mare, indelebili nel profondo del ricordo, individuale e collettivo.

ps
Vi anticipo che assieme al musicista Marco Fagotti sto lavorando a un audiodocumentario dedicato al vento, intitolato "Il vento scrive", che dovrebbe andare in onda su Radio Tre. Non mancherò di informarvi.



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