Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 5 luglio 2010

Il nostro mare quotidiano

Spiagge libere!
E' il grido che si leva sempre più forte lungo gli ottomila chilometri di coste italiane. E' di questi giorni il riaccendersi della protesta per le spiagge libere a Rimini, nella più popolare delle riviere. Se lungo le coste romagnole, come per altro documentato anche nel recente servizio giornalistico di Report, l'accesso agli stabilimenti balneari è libero e infinitamente meno commercialmente militarizzato che in lunghi tratti del litorale laziale o ligure, va però ricordato che a Rimini solo il 7% delle spiagge sono libere. La cosa è doppiamente inaccetabile se si considera che già da dieci anni la Regione Emilia-Romagna ha stabilito per legge che “sulle aree già destinate a spiaggia libera dagli strumenti urbanistici vigenti, non possono essere rilasciate concessioni che riducano il fronte a mare di dette aree al di sotto del 20 per cento
dell'estensione del litorale comunale destinato a stabilimenti balneari. Qualora detta percentuale sia già stata
superata non possono comunque essere rilasciate concessioni” (LR 9/2002). Senza dimenticare poi che le fortune balneari di Rimini si sono costruite su un'idea di vacanza popolare, di cui andrebbero oggi aggiornati contenuti e proposte, anche ascoltando voci critiche come quelle che salgono da tutte quelle associazioni che credono/praticano il confronto e la progettualità politica sui beni comuni. In Romagna, Abruzzo, Puglia, Liguria e in tante altre regioni i comitati continuano a battersi per la difesa di questo fondamentale bene comune, promuovendo una serie di manifestazioni popolari, nella più comprensiva e costruttiva delle accezioni, e amplificando le proprie ragioni attraverso il web. E proprio lungo i fili elettronici sarebbe auspicabile che si riuscisse a costruire una rete simile a quella che rivendica l'acqua potabile come bene comune. Un'articolata e coordinata serie di presidi, capaci di trasferire sul piano nazionale una istanza di libertà imprenscindibile per un Penisola, dove nel bene e nel male le rive sono diventate un affollatissimo spazio urbano. Quella italiana è oggi una “riva urbana”, in cui c'è gente che chiede spiagge, banchine portuali e acque libere dalle frenesie consumistiche nelle infinite declinazioni balneari ossia libere da inquinamenti di ogni tipo.

Nessun commento:

Posta un commento